La nostra selezione di Gennaio 2022

Château Léoville Las Cases – 2° Cru Classé – Saint-Julien
 100 punti parker 

Un tempo parte di una tenuta assai più ampia, dopo la Rivoluzione Francese lo Chateau è stato spartito in quelli che oggi sono Leoville-Las Cases e Léoville Barton. Nel 1840 un’altra divisione ha dato origine anche a Léoville-Poyferré.

Il portale d’ingresso in pietra bianca girondina, con l’emblema del leone, si apre ad un clos di 55 ettari che si estendono da sud verso nord tra i comuni di Saint Julien e il limite estremo di Pauillac. Le viti, di età media di 40 anni circa, sono collocate su un terreno costituito da Grave del quaternario su sottosuoli gravello-sabbiosi ed argillo-granulosi.

Dal 1700 è considerato uno dei più grandi terroir per il vino dell’intera Gironda, e dalla fine del XIX secolo è gestito dalla medesima famiglia condotta da m.eur Jean Hubert Delon, unico proprietario.

Un corridore di fondo, questo vino: evoca un grande Pauillac nella struttura, tanto da contendersi con Latour il titolo di miglior vino dell’annata 2001 sulla Rive Gauche della Gironda.

Millesimo 2016

Alla degustazione, lo Château Léoville Las Cases 2016 si rivela magnificamente completo: si tratta di un assemblaggio di 75% Cabernet Sauvignon, 14% Merlot e 11% residuo di Cabernet Franc, ovvero di un vino rosso dalla struttura tannica imponente.

Se il Cabernet Franc è raffinato e complesso, il Cabernet Sauvignon apporta potenza ed eleganza, mentre il Merlot conferisce carnosità ed opulenza. Al naso è cedro e liquirizia, in bocca è impressionante e sfarzoso. La materia si presenta densa, compatta ed estremamente raffinata; i tannini sono lisci e ben presenti, in bocca fusi armoniosamente e tesi verso una splendida lunghezza.

Château Malescot St. Exupery 3° Grand Cru Classé – Margaux

Il nome del castello si deve a due degli illustri storici proprietari della tenuta: Simon Malescot, che l’acquista nel 1697, è infatti fidato consigliere per conto del re Sole nell’ambito del parlamento di Bordeaux, mentre il conte Jean-Baptiste de Saint-Exupéry, bisnonno del celeberrimo aviatore e scrittore Antoine, la detiene tra il 1827 e il 1853.

In seguito, alcuni periodi sfortunati segnano un declino nella cura della struttura, fino all’arrivo negli anni ’50 di Paul Zuger e del figlio Roger. Dopo oltre trent’anni di sforzi incessanti nel ripristino dell’eccellenza, il motto dello château non è mai stato più autentico: “Semper ad Altum”, ovvero ‘puntare sempre più in alto’.

La tenuta si estende su 45 ettari, 23,5 dei quali vitati su di un terroir fine che guarda alla riva sinistra del fiume: “nulla ci appartiene, è tutto in prestito” rivela oggi Jean-Luc Zuger. “Perpetuare una storia, apprendere il sapere per poterlo poi trasmettere a nostra volta. Da tre generazioni contribuiamo a lasciare a Malescot un’impronta di modestia, tesa a custodire lo spirito del Domaine e a far irradiare la qualità del vino un anno dopo l’altro.”

Le vigne sono impiantate per il 50% a Cabernet Sauvignon, quindi 35% a Merlot, 10% a Cabernet Franc e per il residuo 5% a Petit Verdot, con un’età media di 35 anni.

Millesimo 2017

Grazie a un’ottima capacità di dimostrare, annata dopo annata, una qualità costante, il millesimo 2017 di questo castello premia tutti gli sforzi compiuti in vigna e in cantina dal team tecnico del castello: il risultato è un vino di classe, emblema di un grande Margaux, che si rivela tutto in finezza, tessitura e una lunghezza persistente.

Potente e nondimeno ricercato, gli intenditori apprezzano da sempre il buon bouquet di questo vino, ove il frutto, la struttura e il suo corpo ben si sposano a piatti di carne e formaggi. Un’ode alla raffinatezza.

Château Carbonnieux Rouge – Grand Cru Classé  AOP Pessac-Léognan

La tenuta di Château Carbonnieux si colloca nella regione di Pessac-Léognan Graves, ed è una delle prime realtà ad essere stata inserita nella classificazione dei vini di Graves, oltre che rinomata per la sua vocata produzione tanto di vini bianchi quanto di quelli rossi.

In quest’area lo scorrere della Garonna ha consentito nel corso dei secoli la formazione di un terroir caratterizzato dalla presenza di ghiaia, argilla, calcare e sabbia. Carbonnieux vi è presente da altrettanto tempo, poiché risale al 1234 la notizia, presso gli archivi di Bordeaux, del proprietario di vigne Ramon Carbonnieu. Poi, diversi passaggi di mano, da monaci a famiglie nobili, sino al 1956, quando esso diviene proprietà della famiglia Perrin, che lo detiene tuttora con oltre 170 ettari, di cui 92 vitati per metà a Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc, ed il restante in bianco.

Millesimo 2019

Da diversi secoli lo Château Carbonnieux Rouge è un grande classico della regione di Bordeaux.

Nato da un’esigenza qualitativa ai massimi livelli, è la risposta soave di una vinificazione tanto tradizionale quanto moderna: per i vini rossi, infatti, si procede con un’estrazione lenta e dolce, atta a preservare la rotondità del frutto e la tipicità minerale del terroir. I tannini sono equilibrati e setosi, consegnando un’armonia di frutti rossi che vanno dal cassis alle more, sino alla ciliegia. Si percepiscono poi note affumicate, donate dall’affinamento in fusti di quercia francese di alta qualità. Solo i migliori lotti in degustazione, infatti, entreranno nella composizione finale di questo cru classé.

Château Rayne Vigneau – Premier Cru Sauternes

Posto sulla cima di una collina dalla quale si domina l’intera zona del Sauternes, le origini di questo castello risalgono al XVII secolo con la signoria dei Vigneau, dalla quale trae parte del proprio nome.

La storia dei Vigneau si intreccia a quella di Yquem grazie ad un matrimonio, poi sarà Madame de Reyne ad acquisire la proprietà nel 1834, e il nipote di lei a far integrare la dicitura ‘Rayne’ alla struttura di Vigneau.

La classificazione ufficiale del 1855 riconosce immediatamente al castello lo status di Premier Cru Classé tra i Sauternes, affiancato dallo speciale rango attribuito dal mediatore Daney che lo considera appena al di sotto di Yquem.

Nel 1961 la tenuta viene divisa e le attrezzature agricole vendute; servono investimenti notevoli, nel corso del tempo, da parte dei proprietari a seguire, per far riprendere al castello la fama dei suoi vini. Oggi Rayne Vigneau appartiene al gruppo Trésor du Patrimoine e si estende su 84 ettari caratterizzati da un sottosuolo di Grave sabbiosa e da uno zoccolo argilloso che rivela agati, zaffiri e cristalli di roccia straordinari. Le vigne hanno un’età media di 30 anni e sono ripartite tra il Sémillon (74%), la freschezza del Sauvignon Blanc (24%) e la Muscadelle (2%).

L’influenza del Ciron, affluente della Garonna, è determinante per la sovramaturazione delle uve, come tipicamente avviene in queste zone: è a lui che si devono le brume mattutine dell’autunno e lo sviluppo della Botrytis Cinerea, la cosiddetta muffa nobile.

La gestione della raccolta delle uve è parcellare, la lotta ragionata nel rispetto degli equilibri ambientali.

Dal 2014 tutti i vini si fregiano dell’intestazione bio e vegana.

Millesimo 2003

E’ il millesimo dell’opulenza, a Sauternes: intenso al naso, offre note di marmellata e frutti esotici che si manifestano parallelamente anche in bocca, grazie a un’ampiezza straordinaria e una lunghezza immensa.

Le soffocanti temperature estive lasciavano presagire una vendemmia precoce, iniziata in effetti già a fine agosto. La muffa nobile si è poi distribuita tutt’a un tratto, ma uniformemente, su tutte le viti a inizio settembre, obbligando a una chiusura rapida delle numerose tavole di selezione.

Vendemmiata tra il 15 e il 25 settembre, quest’annata ha condotto alla produzione di 113.000 bottiglie composte da un blend di 80% Sémillon e 20% Sauvignon Blanc.

Ciascuno dei lotti selezionati è stato pressato delicatamente e gli acini vinificati in barrique secondo l’usanza di Sauternes, mentre l’affinamento si compie per 18 mesi in fusti di quercia nuovi per metà.


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Robert McDowell Parker Jr. è un critico enologico statunitense. Le sue valutazioni dei vini su una scala di 100 punti e la sua newsletter The Wine Advocate sono influenti nell’acquisto di vino e sono quindi un fattore importante nella definizione dei prezzi per i vini di Bordeaux appena rilasciati. Questo lo ha reso il critico enologico più conosciuto e influente al mondo.

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