Chi consulterà la lista dei vini disponibili si stupirà del prestigio, del numero dei castelli presenti e, andando oltre, anche della profondità delle annate.
Alcuni aspetti storici e di conservazione delle tradizioni nell’area Bordolese, a partire dalla classificazione del 1855  istituita per volontà di Napoleone III°, spiegano bene l’esistenza di una simile “biblioteca liquida”,  che solo nel Médoc conta 61 castelli, tra 1èr Cru e 5ème Cru Classés.

Grandi Marche Francesi da circa 20 anni collabora con il Presidente del Consiglio dei Grand Cru Classés, Philippe Casteja, tramite la sua controllata Borie-Manoux. Con tredici Châteaux di proprietà, e circa 1000 ettari vitati, questa famiglia rappresenta da tre secoli un punto di riferimento sia per la produzione che per la distribuzione dei grandi vini di Bordeaux.
Ecco spiegato, mi auguro nel modo più semplice, la provenienza di una simile impressionante lista. Come detto, una sorta di biblioteca liquida dove ognuno se lo desidera può trovare il volume che desidera degustare.

Pierfelice Audisio

La nostra selezione di Giugno 2021

Château Saint Pierre – 4° Grand Cru Classé Saint Julien

 

La storia di questo meraviglioso château risale al XVI secolo.
L’archivio catastale attesta l’esistenza di una proprietà denominata “Serancan”, appartenuta ai marchesi di Cheverry.
Sotto il regno di Luigi XV, il Barone di St. Pierre acquista la proprietà e come da tradizione impone il suo nome alla tenuta. Alla sua scomparsa la proprietà viene suddivisa tra i due figli, giusto all’alba della famosa classificazione del 1855: Saint Pierre guadagna sul campo a pieno titolo il quarto livello della scala.

Seguono anche altri passaggi di mano, tra i quali dei negozianti belgi nel 1992 ed infine Henri Martin che acquista varie parcelle e riunisce questo gioiello in una sola tenuta. Alla fine degli anni 2000 l’unità è stata ricomposta.
Bottiglie prodotte nella media 70.000, per un taglio classico bordolese: 75% Cabernet Sauvignon, 15% Merlot, 10% Cabernet Franc, in barrique nuove al 60%.

Il colore è viola con riflessi cardinalizi, al naso esprime note di cannella, frutti rossi macerati, e finale con note di sigaro e sella di cuoio.
La bevuta è ampia, di godimento e riflessione; il sorso impegna mente, palato cervello, in breve un grande cavallo di razza della scuderia bordolese.

Millesimo 2018

L’annata 2018 non era iniziata sotto i migliori auspici, ma si fa ricordare oggi come un vero prodigio: allo Château la memoria si associa a quella dell’inaugurazione di un nuovo torchio verticale. I sentori del millesimo evocano thè alla rosa canina, menta e lavanda, aprendosi in seguito in un morbido cuore di ciliegie, ribes neri e frutti di bosco, salvia e macchia mediterranea.

E’ un vino corposo adornato da frutta nera e provocanti scintille minerali, dalla solida tessitura, tannini granulosi e una notevole freschezza. Il finale è lungo e sapido.

Château Saint-Pierre 2018 è composto da un blend di Cabernet Sauvignon al 77% e Merlot al 23%, con un affinamento di 14 mesi in fusti nuovi per metà, e per la restante metà di secondo passaggio.

Château Brane Cantenac – 2° Grand Cru Classé Margaux

Il nome deriva da quello del barone Hector de Branne, che esattamente con il proprio cognome aveva battezzato questa tenuta celebre per la qualità dei vini ivi prodotti: si è trattato di una mossa piuttosto audace per l’epoca, d’altronde il barone era definito “Il Napoleone delle vigne”, e deteneva gli appezzamenti vitivinicoli di ciò che è oggi lo Château Mouton Rothschild.

Dagli inizi del XX secolo ad oggi Brane Cantenac perde gran parte della propria reputazione, fino all’acquisto nel 1992 da parte della rinomata famiglia Lurton.

Nella tenuta di circa 75 ettari si producono oggi 30.000 casse di un vino le cui vigne sono allevate rispettando il massimo equilibrio con l’ambiente circostante, l’ecosistema e la biodiversità: la composizione del terreno è varia, da argilla e sabbia a calcare e ferro, e nutre grappoli sani e pregiati di Cabernet Sauvignon per un 60% circa, Merlot al 30% circa, Cabernet Franc e Carmenère. Ne risulta un vino intenso e profondo tanto nel profumo quanto nel gusto.

Millesimo 2018

Di colore rubino profondo, il vino si apre al naso con un espressivo bouquet di erbe provenzali, lavanda, menta e liquirizia. La struttura è classica, di medio corpo, che sposa la naturale opulenza del millesimo con una tessitura meravigliosamente ricca e vellutata, in tandem con una vibrante acidità al palato; conserva tutta la freschezza di un grande Bordeaux sapendo donare al contempo la percezione della maturità del frutto.

La composizione è per il 74% di Cabernet Sauvignon, 23% Merlot, con il residuale 3% ripartito tra il Cabernet Franc e il Petit Verdot, affinato in fusti di quercia francese nuovi al 70%.
Il finale è lungo e sottile, con voluttuose e persistenti note speziate.
C’è molto di cui godere in questo Margaux, tra i più eleganti prodotti negli ultimi anni.

La Mondotte – 1° Grand Cru Classé B Saint Emilion

Collocata ad ovest di Château Pavie-Macquin, appena più a sud della cittadina di Saint Emilion e nell’ambito del medesimo comune, la struttura della Mondotte ha alle sue spalle una nascita peculiare: il piccolo appezzamento collocato su di un plateau calcareo e acquistato nel 1971 dal conte Joseph-Hubert von Neipperg nell’ambito delle antiche tenute della Gaffelière, era dotato di un terroir il cui raccolto vivato faticava a giungere a maturazione, e di conseguenza a dare i frutti attesi.

La chiave di volta è il passaggio nel 1985 nelle mani del figlio Stephan von Neipperg e l’avvio dell’utilizzo delle tecnologie più avanzate, tra cui quella della micro-ossigenazione; nella denominazione della proprietà viene così omessa la parola “Château” sia per enfatizzarne la rinascita che per sottolineare come la casetta situata nella struttura difficilmente si possa chiamare ‘castello’.

Il primo millesimo prodotto è il 1996: dotato di caratteristiche quasi estreme, il vino della Mondotte viene da allora chiamato “super-cuvée” oppure garagista, divenendo uno dei più quotati sulla piazza di Bordeaux. Ottiene anche la denominazione di Premier Grand Cru Classé di Saint-Emilion nella riclassificazione del 2012.
Degli attuali 4,5 ettari vitati della tenuta, l’80% sono vocati a Merlot e per il rimanente 20% a Cabernet Franc, con una produzione che va dalle 650 alle 1.000 casse per anno.
L’età media delle viti è di 60 anni, un’espressione del terroir che si ritrova profondamente marcata in questo vino potente, dalla mineralità ampia e dall’eleganza incomparabile.
La vendemmia è manuale, la fermentazione avviene in tini di legno termo-regolati per una durata che va dai 28 ai 35 giorni a seconda del millesimo; la malolattica avviene in fusti di quercia nuovi al 100%, mentre l’affinamento richiede una media di 18 mesi.
La Mondotte reca la certificazione organica sin dal 2014.

Millesimo 2018

Siamo di fronte a un vino ricco e di pieno corpo, dalla tessitura voluttuosa, finemente vellutato, da cui è impossibile non lasciarsi sedurre.

L’occhio trattiene sfumature inchiostro, al naso si rinvengono sentori di fiori, salvia e ciliegie, prugne mature e dolci more selvatiche. In bocca l’intensità è tutta nel frutto, profondo e concentrato, unitamente ad un’ammirevole purezza ed essenze di liquirizia, caffè espresso, foglie di tabacco e un tocco mentolato. Di questo vino s’intuisce la straordinaria potenza e l’arrendevolezza dei tannini; è perfettamente bilanciato con una finezza del frutto e una qualità dei tannini che lo distinguono da tutti gli altri.

La Mondotte 2018 è un tesoro da custodire gelosamente in cantina, che evolverà splendidamente per almeno due o tre decadi. Nasce per essere conservato e svelarsi da qui ai prossimi trent’anni e oltre.

Solo 1.600 casse sono state prodotte di questo nettare, blend al 75% di Merlot e 25% di Cabernet Franc; il millesimo è affinato in fusti di quercia francese nuovi al 70% e reca un grado alcolico di 14,5°. Imperdibile.

Château Doisy-Daëne – Second Cru Classé Cru Sauternes

 

Se oggi ricordiamo tanto Doisy Daëne quanto Château Doisy-Védrines e Château Doisy-Dubroca, va detto che in origine i tre castelli facevano parte di un’unica struttura successivamente ripartita. Il “Daëne” giunge infatti dal cognome del négociant Jean Jacques Emmanuel Daëne, il quale ne acquista una porzione e la tramanda poi in eredità, fino all’arrivo della famiglia Dubourdieu nel 1924; quest’ultima ha fatto della tenuta un’eccellenza nell’ambito dei grandi vini liquorosi, introducendo inoltre diverse innovazioni.

Second Cru Classé del 1855, Château Doisy-Daene è oggi uno dei nomi iconici della denominazione Barsac, collocata a sud di Bordeaux. Il terroir della zona è oltremodo particolare, trattandosi di un altopiano dalla singolare formazione geologica denominata “le sabbie rosse di Barsac”: si tratta infatti di terreni argillo-sabbiosi delicatamente adagiati su suoli calcarei.

I 18 ettari del castello sono impiantati perlopiù a Sémillon (86%) e per il residuo 14% a Sauvignon Blanc, ma va ricordato che sino al 2008 esisteva anche una piccola porzione coltivata a Muscadelle.

Millesimo 2018

Si tratta di un nettare dorato realizzato al 100% dal vitigno Sémillon.

Al fine di poter raccogliere uve colte al perfetto stadio della muffa nobile, per questo millesimo sono stati effettuati dai tre ai sei passaggi in vigna, tutti condotti da vendemmiatori esperti.

L’espressione di questa annata è oro intenso allo sguardo, con sentori vanigliati e di albicocca, pesca, mango agrumi e morbide spezie al naso; il vino sa subito sedurre anche in bocca, grazie ad una struttura e una ricchezza aromatica sapientemente bilanciati, con una viva acidità. L’evoluzione nel bicchiere è energica e notevole, mentre il finale è persistente e caratterizzato da una limpida freschezza.

Château Doisy-Daëne 2018 è l’espressione perfetta del miglior terroir di Barsac.

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Robert McDowell Parker Jr. è un critico enologico statunitense. Le sue valutazioni dei vini su una scala di 100 punti e la sua newsletter The Wine Advocate sono influenti nell’acquisto di vino e sono quindi un fattore importante nella definizione dei prezzi per i vini di Bordeaux appena rilasciati. Questo lo ha reso il critico enologico più conosciuto e influente al mondo.

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