Chi consulterà la lista dei vini disponibili si stupirà del prestigio, del numero dei castelli presenti e, andando oltre, anche della profondità delle annate.
Alcuni aspetti storici e di conservazione delle tradizioni nell’area Bordolese, a partire dalla classificazione del 1855  istituita per volontà di Napoleone III°, spiegano bene l’esistenza di una simile “biblioteca liquida”,  che solo nel Médoc conta 61 castelli, tra 1èr Cru e 5ème Cru Classés.

Grandi Marche Francesi da circa 20 anni collabora con il Presidente del Consiglio dei Grand Cru Classés, Philippe Casteja, tramite la sua controllata Borie-Manoux. Con tredici Châteaux di proprietà, e circa 1000 ettari vitati, questa famiglia rappresenta da tre secoli un punto di riferimento sia per la produzione che per la distribuzione dei grandi vini di Bordeaux.
Ecco spiegato, mi auguro nel modo più semplice, la provenienza di una simile impressionante lista. Come detto, una sorta di biblioteca liquida dove ognuno se lo desidera può trovare il volume che desidera degustare.

Pierfelice Audisio

La nostra selezione di maggio 2021

Château Margaux – 1er Grand Cru Classé Margaux

La storia di questo iconico Château comincia già nel XII secolo con il nome “La Mothe de Margaux”, tuttavia le sue viti vengono impiantate solo molto più tardi, in seguito all’acquisizione da parte della famiglia Lestonnac. Tra il 1572 e il 1582 la proprietà e il vigneto vengono restaurati da Pierre de Lestonnac.

E’ tuttavia solo nel XVII secolo che il direttore Berlon intuisce l’eccezionalità del terroir e inizia a vinificare separatamente le uve bianche da quelle rosse. La fama di questo Château e del suo vino cresce a dismisura nel XVIII secolo, con illustri figure quali il presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson o il primo ministro inglese Sir. Robert Walpole che ne riconoscono e apprezzano il valore.

La Rivoluzione francese fa cadere in disgrazia la proprietà. Si susseguono diversi passaggi di mano che riportano lo Château al suo vecchio splendore tanto da essere l’unico vino a raggiungere pieno punteggio nella celebre

Classificazione del 1855.

Altro periodo buio per la tenuta è causato dall’arrivo della filossera, ma grazie alla lungimiranza gestionale e ai massicci investimenti di André Mentzelopoulos, “un ellenico in Médoc”, in soli tre anni Château Margaux arriva a conoscere un nuovo periodo d’oro che dal 1980 continua ancora oggi, passando inoltre per una partecipazione alla proprietà da parte della famiglia Agnelli, cessata nel 2003.

Oggi la tenuta propone tre vini rossi ovvero Château Margaux, Pavillon Rouge e Margaux du Château Margaux, ed un bianco, il Pavillon Blanc, per un totale di 300.000 bottiglie da 82 ettari vitati in rosso e 12 in bianco, questi ultimi da Sauvignon Blanc.

Millesimo 2018

Il profilo climatico del 2018, una delle migliori annate degli ultimi anni, ricorda il notevole 2009.

Annata più calda del XX secolo, caratterizzata da una piovosità elevata fino a luglio e da precipitazioni piuttosto contenute fino a settembre, ha prodotto rese basse e acini piccoli dal potenziale tannico elevato tuttavia non esuberante, che ben fissa nel finale la struttura organolettica del vino. Dall’intenso colore nero-violaceo, si approccia al degustatore con pieni aromi di frutti rossi ben maturi, accolti dalla profondità dell’oliva nera e del sigaro, il tutto coronato dalla freschezza della lavanda e del sandalo. Impareggiabile.

Il vino di Château Margaux rappresenta il 36% del raccolto dell’intera annata.

 

Château Lynch-Bages – 5ème Grand Cru Classé Pauillac

Si hanno notizie dei possedimenti di Bages già a partire dal XVI secolo, tuttavia solo dal XVIII secolo si inizia a produrre vino nella tenuta. Tra il 1749 e il 1824 è Thomas Lynch, figlio di un immigrato irlandese divenuto mercante a Bordeaux, a gestire la vigna ed a iniziare la tradizione enologica dello Château, producendo il “Cru de Lynch”. Tale vino venne categorizzato nella classificazione del 1855 come 5éme Grand Cru Classé, incrementando il proprio prestigio.

Nei primi del 900 “Lou Janou” Cazes, un montanaro dalle valli dell’Ariège, si trasferisce in Médoc per lavorare nella tenuta. Nel 1930 suo figlio, Jean-Charles Cazes, riesce ad affittare i vigneti in cui padre aveva tanto faticato, per poi arrivare a comprare l’intera proprietà all’insorgere della Seconda Guerra Mondiale. Da allora Château Lynch-Bages è sempre rimasto presso la famiglia Cazes.

I 100 ettari in rosso e i 7 in bianco situati sulla collina di Bages, ad affacciarsi sulle sponde dell’estuario della Gironda, sono cullati da un clima mite e poggiano su un terroir pedologicamente omogeneo.

Lo Château oggi produce 420.000 bottiglie suddivise in due vini rossi, Château Lynch-Bages ed Echo, e un vino bianco. L’attento lavoro in cantina e una sequenza di annate favorevoli hanno innalzato la qualità di questo 5éme Grand Cru, portandolo al pari delle classificazioni più elevate.

Millesimo 2018

Annata caratterizzata da un inverno e una primavera molto piovosi, che tuttavia hanno portato ad una calda estate in Pauillac. Le uve sono giunte in cantina perfettamente mature e sane, concedendo prospettive molto positive per questo vino, assemblaggio di Cabernet Sauvignon (72%), Merlot (19%), Cabernet Franc (6%) e Petit Verdot (3%).

Un naso che, prendendosi il suo tempo, seduce ed avvolge con sentori di cardamomo e incenso racchiusi da bacche rosse ben mature. In bocca si espande con sferzante generosità e tannini di razza, il corpo “si costruisce come una casa in mattoni sul palato”, per usare le parole dell’avvocato e critico Parker. Una grande espressione dell’appellazione Pauillac.

 

Château Trotte vieille – Saint Emilion 1er Grand Cru Classé B

Una delle tenute più antiche di Saint-Emilion: alcuni documenti del 1453 confermano l’esistenza di vigneti e di una produzione di vino nello Château già all’epoca. L’origine del nome, in uso dal XV secolo, non è certa; secondo la leggenda una vecchia proprietaria, molto curiosa della vita mondana di Bordeaux, era solita affrettarsi alla postazione di Saint-Emilion per le carrozze, di ritorno dalla città con il fine di carpire qualche pettegolezzo. Tale era la sua foga nel raggiungere le carrozze, da meritarsi il soprannome di “trotte vieille”, ‘vecchia che trotta’, passato poi alla tenuta stessa. Più probabile però che il nome derivi da “trotte”, ovvero pressa per il vino in lingua svizzera.

Nel ’49 fu acquistato da Marcel Boire, négociant di Bordeaux già proprietario di Château Batailley e Domaine de L’Eglise, e fu poi ereditato dal figliastro Emile Castéja.

10 ettari di vigneto a bacca rossa ancorati ad un terroir di argilla e calcare, situati a est di Saint-Emilion, vicino a Château Troplong Mondot, e votati alla produzione di 43.000 bottiglie di due vini rossi, Château Trotte Vieille e La Vieille Dame de Trotte Vieille. Il patrimonio più prezioso della proprietà è tuttavia una parcella di Cabernet Franc pre-filossera, datata 1850, dalla quale si produce un vino rarissimo (135 bottiglie) non commercializzato.

Millesimo 2017

Composto da 50% Merlot, 46% Cabernet Franc e 4% Cabernet Sauvignon, per un’annata dello Château relativamente apprezzata dalla critica, ma che richiede ancora qualche anno di bottiglia per dare il meglio di sé, pienamente nello stile della casa. Attraverso il calice colpisce il viola-granato acceso, mentre al naso propone sentori di prugna cotta e bacche di gelso secche, impreziositi da profumi di cuoio e cioccolato. Il palato, austero e composto, rivela tannini rotondi e si chiude con note balsamiche e una mineralità rinfrescante.

 

Château La Tour Carnet – 4éme Grand Cru Classé – Haut-Médoc

Castello dallo stile squisitamente medioevale le cui origini risalgono al XII secolo, rimanendo tuttavia al contempo un po’ fumose. Si pensa che la torre circondata da fossati sia stata eretta dal nobile Jean de Foix, anglofilo compagno d’arme di John Talbot, e successivamente lasciata in eredità con tutta la tenuta al valoroso scudiero Jean Carnet distintosi per meriti in battaglia. Da quest’ultimo il castello prende il suo nome odierno, ed è certo che sia anche il più antico del Médoc, con una prima pianta che risale al 1120.

Dopo diversi illustri proprietari, tra cui anche la famiglia Montaigne, nel 1999 la struttura viene acquistata dal magnate del vino Bernard Magrez, già proprietario di diverse tenute in Francia e nel mondo, il quale ad oggi ha iniziato un programma di restaurazione e rinnovo.

Lo Château conta 73 ettari di superficie vitata, coltivati sia con varietà di uve rosse, sia con varietà di uve bianche, da cui si producono 144.000 bottiglie all’anno. Il terroir eccezionalmente unico viene chiamato “Butte de la Tour Carnet”, essendo l’unico tumulo di marna del Médoc, e offre tipicità ai suoi vini a base Merlot, grazie alla ghiaia della Garonna e dei Pirenei della quale è ricoperto.

Millesimo 2018

Un millesimo di carattere, che la tenuta ha saputo interpretare attraverso un grande esempio enologico. Questo vino è un’introspezione seducente dell’animo dell’Haut-Médoc; prende vita dall’assemblaggio di Merlot al 60% e Cabernet Sauvignon 40%, riflette profondi toni di viola granato e sprigiona aromi di anice, cioccolato, caloroso ribes nero per chiudere con una punta amarotica di the nero. Il terroir conferisce tannini solidi a comporre una bocca piena, muscolare, che lascia il palato rinfrescato sul finale erbaceo.

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Robert McDowell Parker Jr. è un critico enologico statunitense. Le sue valutazioni dei vini su una scala di 100 punti e la sua newsletter The Wine Advocate sono influenti nell’acquisto di vino e sono quindi un fattore importante nella definizione dei prezzi per i vini di Bordeaux appena rilasciati. Questo lo ha reso il critico enologico più conosciuto e influente al mondo.

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