La nostra selezione di Novembre 2023
Le Petit Mouton de Mouton Rothschild – Second Vin del 1er Grand Cru Classé – Pauillac
Originariamente conosciuto come Château Brane-Mouton, la tenuta di Château Mouton è situata nel villaggio di Pauillac nella regione del Médoc, a 50 km a nord-ovest della città di Bordeaux, e appartiene a un ramo della prestigiosa famiglia Rothschild, di cui da allora porta il nome.
Pur appartenendovi de facto da diversi anni, Château Mouton Rothschild raggiunge lo status di Premier Cru Classé soltanto nel 1973; si tratta di una delle rare modifiche apportate alla celeberrima classifica del 1855, che fa variare anche il motto dello Château, che diviene: “Primo, sono. Secondo, ero. Mouton non cambia.”
I vigneti della tenuta sono collocati su pendii che guardano all’estuario della Gironda, principalmente del vitigno Cabernet Sauvignon con 222 acri (90 ettari), seguito da Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot e persino qualche varietà di Sauvignon Blanc, Sémillon e Muscadelle; questo è uno degli ultimi châteaux del Médoc ad utilizzare tini di quercia per la fermentazione del vino.
Le Petit Mouton è una delle opportunità più accattivanti nel mercato del vino, donando agli enofili la possibilità di saggiare lo stile sensuale e sontuoso del celeberrimo Primo Vino di Mouton. Esso viene prodotto infatti con la medesima cura e devozione, gode di una qualità esuberante e opulenta, ed è possibile ritrovarvi richiami edonistici di caffè e frutti neri. Anche in questo caso l’etichetta ha chiare ispirazioni artistiche, creata nel 1927 dal celebre pubblicitario Jean Carlu con forme sensuali ed elementi di Art Deco.
Millesimo 2020
Le Petit-Mouton 2020 è un vino splendido, potente e concentrato, nonché molto diverso in termini di stile dalle annate precedenti data la sua alta proporzione di Cabernet Sauvignon; nel blend vi è anche Merlot al 24% e un 4% di Cabernet Franc, ne esce così un nettare di colore di viola granato profondo tendente all’inchiostro, con note esuberanti di frutta nera matura, grafite, spezie indiane, chiodi di garofano e un tocco fragrante di lillà.
Reca una struttura solida come una roccia, di medio corpo al palato, con tannini ancora serrati; setoso e aromatico, si presenta invero ancora un po’ reticente, poiché necessita di tempo per esprimersi al meglio. Può apparire dunque meno sensuale del consueto, e tuttavia si dimostra poi estremamente appagante, forte della sua longevità, di aromi terziari di cacao tostato e di un frutto oltremodo intenso. Il finale è lungo, teso e sferzante.
Château Troplong Mondot – Premier Grand Cru Classé – Saint Emilion
Millesimo 2021
Se è vero che l’annata 2021 di Troplong Mondot necessita di qualche ulteriore anno per levigarne l’indomita impronta e le sfaccettature ancora non pienamente formate, è altrettanto vero che ci si trova innanzi a un vino già sfolgorante, di pura potenza ed energia. Al naso è pieno e sensuale ed evoca aromi di cioccolato fondente, petali di rosa, cannella, amarene e liquirizia, che s’intensificano ben presto nel bicchiere.
Carico e brillante al palato, si accende di note fruttate, di ciliegia, fragola e mora come un vero e proprio fuoco d’artificio, aprendosi poi a spezie esotiche e sentori mentolati, con un’accesa salinità minerale sul lungo finale. Il suo nucleo solido, denso e concentrato lascia adeguato spazio a tannini fini e delicati che gli donano una ricercatezza senza pari.
Il blend di Merlot al 85%, 13% di Cabernet Sauvignon di 2% Cabernet Franc mostra dunque un potenziale notevole e impressionante. Un vino cerebrale, degno della massima ammirazione.
Château Les Trois Croix – Fronsac
Collocato nel punto più alto di tutta la denominazione di Fronsac, lo Château Les Trois Croix è stato acquisito dall’enologo di fama mondiale Patrick Léon nel 1995: dopo aver lavorato per il gruppo di Mouton Rothschild, Opus One, Almaviva e Mondavi, e aver contribuito poi alla creazione di vini che hanno fatto la storia dell’enologia, Léon ha trovato uno spazio personale a Fronsac con l’intento di riuscire a imbottigliarne il terroir. L’altopiano di argilla su cui giace la struttura reca un suolo variegato di pietre calcaree e gode di un clima ideale per la coltivazione della vite: qui viene lavorato dunque soprattutto Merlot all’80%, quindi il Cabernet Franc al 20%.
L’affinamento avviene in legno, nuovo per un terzo, per un periodo che va dai 12 ai 15 mesi a seconda della vendemmia. Sono quindici gli ettari in cui sono impiantate vigne dell’età media di 40 anni, che producono circa 80.000 bottiglie ogni anno.
Oggi l’eredità di Patrick Léon, scomparso nel 2018, viene portata avanti dal figlio Bertrand e dalla famiglia.
Millesimo 2021
Al naso è complesso e piacevole: vi si fondono rose a frutti di bosco e un tocco di cioccolato, presentandosi dunque come un vino di medio corpo fresco e brillante. Più austero rispetto ad alcuni dei millesimi precedenti, evoca chiodi di garofano, pepe, tabacco e spezie al palato; concentrato, muscoloso e carnoso, svela una discreta energia, un buon equilibrio e una piacevole persistenza. Serba un grande fascino grazie anche a tocchi di liquirizia e al suo finale salino.
Château Sociando-Mallet – Haut-Médoc
Fondato per i monaci della abbazia di Vertheuil in epoca romana, allo scopo di fornire assistenza alla parrocchia di Saint Didier de Cantenac, quello che all’epoca era conosciuto come Château du Prieuré de Cantenac godeva di una fama per i suoi vini già ampia alla fine del XIII secolo sotto il papato di Clemente V.
L’attuale nome di Château Prieuré-Lichine diviene tale da quando il “Papa del vino” Alexis Lichine nel 1951 acquista la struttura sulla riva sinistra di Bordeaux a Margaux; dopo la morte di Lichine e un breve passaggio nelle mani del figlio Sacha, la tenuta diviene parte del gruppo Ballande.
I vigneti di Château Prieuré-Lichine si estendono su una superficie di 85 ettari di un terroir ove predomina la ghiaia della Garonna, capace di catturare il calore del sole di giorno e rilasciarlo al meglio di notte, per una maturazione ottimale delle uve. L’età media delle viti è di 30 anni.
Millesimo 2021
Il blend è composto da Cabernet Sauvignon al 65%, Merlot al 30% e una piccola percentuale residuale del 5% di Petit Verdot.
Vendemmia manuale, selezione altrettanto manuale e ottica, tavola di selezione vibrante, malolattica in barrique: qui il vino poi sosta in fusti nuovi al 40% e di secondo passaggio per il restante 60%.
Ne emerge un Margaux che nel bicchiere racchiude tutta la potenzialità del terroir a cui appartiene: di colore rubino scuro profondo, al palato è invitante grazie a un frutto ben maturo e una struttura soave che evoca sentori erbacei e di cassis. Al naso si avvertono note terziarie terrose, animali e di tabacco, così come di frutti di bosco e spezie; il tutto è supportato da una buona acidità e anticipa un finale discretamente lungo e fine. Nel complesso, un nettare equilibrato, malizioso e soggiogante.