La nostra selezione di Ottobre 2022

 

Château Grand-Puy-Ducasse – 5ème Grand Cru Classé Pauillac

 

 

C’è una ragione per la quale Grand-Puy-Ducasse condivide una parte del suo nome con Grand-Puy-Lacoste: Grand Puy è infatti il nome di una collina acciottolata di Graves che apparteneva interamente e originariamente a un’unica tenuta; nel 1750 una parte di quella zona viene venduta a Pierre Ducasse, da cui il nome completo attuale dello Château.

Grazie alla preziosa consulenza dell’enologo Hubert de Boüard, negli anni più recenti Château Grand-Puy Ducasse sta svelando tutto il prestigioso retaggio viticolo di cui il suo terroir gode.

La vinificazione è parcellare, frutto di una selezione oltremodo rigorosa.


Millesimo 2017

E’ un Pauillac che nasce da un blend di Cabernet Sauvignon (57%) e Merlot (43%) e sprigiona golosi aromi di cioccolato e amarena, assieme al sentore affumicato di foglie di tabacco e di cedro.

Di colore granato profondo, disvela poi una struttura solida al palato, un frutto muscoloso, tannino brillante e di razza. Il finale è sapido e fresco e conferma un vino senza tempo, davvero un grande Pauillac.

 

Château Lagrange – 3ème Grand Cru Classé St. Julien

 

 

Un luogo di vita e di cultura. Denominata ai tempi dei romani “Villa Rustica”, essa divenne poi nel Medioevo “La Grangia”. I templari ne fecero luogo di culto e un ospedale, e piantarono le prime viti.

Agli inizi del 1600 possiamo ricostruire le vicende storiche del castello, le quali hanno visto dapprima la famiglia di Branne, parlamentari del governo di Bordeaux e a seguire Jean Valère Cabarrus armatore, il quale scelse l’architetto Visconti per costruire la famosa torre toscana a tutt’oggi simbolo dello Château. Lagrange è oggi da oltre trent’anni proprietà del gruppo giapponese Suntory, ed è guidata da un team d’eccellenza, M.eur Bordes e M.eur Shiina.

Proprietà sita a 24 metri S/L, si estende su 157 ettari, dei quali 118 vitati.

Il mosaico è composto da suolo argillo-calcare-Graves e sabbie colluvionali. Le varietà sono così distribuite: 67% Cabernet Sauvignon, 28% Merlot, 5% Petit Verdot. La vendemmia è manuale con selezione attraverso la tavola vibrante/obliqua e ottica.


Millesimo 2016

La sfumatura è di un granato intenso, per un vino che non manca di esibire fin da subito disinvolti sentori di violetta candita, cassis, prugna nera, lieviti e legno di cedro. La struttura del Lagrange 2016 è solida e rotonda, al palato i tannini sono perfettamente fusi, una freschezza leggermente mentolata si unisce ad un corpo sostenuto e vibrante.

Si tratta di un assemblaggio di Cabernet Sauvignon al 70%, con un 24% di Merlot e una residuale componente di 6% di  Petit-Verdot. Il vino affina in botti nuove per il 60% per circa 21 mesi, donando un finale lungo e stratificato. Un vino decisamente armonioso.

 

Château Daugay – Saint Emilion

 

 

Il castello di Daugay viene costruito nel 1816, benché già nel 1700 l’area risultasse vitata.

Sito ai piedi del versante sud/sud-ovest della collina di Saint-Émilion, l’etimologia di Daugay giunge da ‘geai’, che significa ghiandaia. Nel dialetto locale, infatti, sin dai tempi antichi tali uccelli erano conosciuti come ‘daou gay’.

Nel 1920 i cinque ettari della tenuta vengono acquistati dagli eredi dei Boüard de Laforest, già proprietari di Château Angélus, nelle cui solide mani rimangono tuttora, grazie alla sapiente guida di Hélène Grenié. Angélus dista appena ottocento metri, e per circa quarant’anni dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale non si produce alcun vino a Daugay, poiché i suoi grappoli confluiscono invece ad Angélus. Nel 1985 le due strutture riprendono a lavorare separatamente, e a Daugay con l’occasione viene ristrutturata l’intera cantina; ulteriori lavori seguono poi nel 2008, dietro l’esperta consulenza dell’enologo Hubert de Bouard.

Pratiche tradizionali, vendemmia manuale e una selezione certosina conducono il frutto in purezza verso la vinificazione, attraverso parti uguali di Merlot e Cabernet Sauvignon e un complemento di Cabernet Franc. In degustazione il potenziale si percepisce già dallo straordinario bouquet aromatico, con una struttura di tutto rispetto e una buona freschezza al palato. 35.000 bottiglie prodotte ogni anno.


Millesimo 2017

Lo Château Daugay 2017 è un vino vellutato ed elegante che offre potenza e complessità accanto ad una rara e fine intensità. Meravigliosamente fruttato, sia al naso che al palato, come nei più classici Saint-Émilion anch’esso si esprime attraverso una struttura ricca e bilanciata, dotata di buona acidità e sorretta da tannini di razza.

In bocca è denso e carnoso, e svela note di frutti di bosco, pepe, prugna, spezie dolci con un accenno di cardamomo, cannella e tabacco; la sosta in cantina, suggerita almeno fino a quest’anno 2022, gli consente inoltre adesso di sviluppare appieno tutto il suo bouquet.

Il blend è di 65% Merlot e 35% Cabernet Franc, che apre a un finale di liquirizia; semplice eppur deliziosamente complesso, è questo il segreto di Daugay.

 

Château Pape Clément Rouge – Pessac-Léognan Graves

 

Tra le più antiche tenute di Bordeaux, Pape Clément deve il proprio nome al pontefice Clemente V nominato nel 1305, al secolo Bertrand de Goth, che aveva a sua volta ricevuto in dono i vigneti della zona di Pessac. Innumerevoli vicissitudini hanno poi segnato la storia del castello, che nel 1939 viene acquistato da Paolo Montagne il quale avvia una lunga e laboriosa opera di ripristino delle vigne e rinnovamento della struttura, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il castello ritorna così alle sue nobili origini e l’arrivo di Bernard Magrez nel 1980 conferma un passaggio di testimone la cui parola chiave è l’elevazione di Pape Clément ai vertici qualitativi dell’appellazione nell’area del Graves.


Millesimo 2016

Questa è un’annata che combina un matrimonio perfetto tra Merlot al 60%, Cabernet Sauvignon al 36% e piccole percentuali di Petit Verdot al 3% e Cabernet Franc per il residuale 1%.

Di colore viola brillante, al naso è espressivo e fruttato, con aromi di more e ribes, così come di terra e tartufo, liquirizia e lavanda.

Il palato viene sedotto da tannini fini ed eleganti, custoditi all’interno di una struttura forte e muscolosa, dal frutto stratificato; si tratta di un vino denso, capace di serbare tuttavia una freschezza e un’acidità incomparabili, degni di un’annata che ha ancora molto da svelare.

La sosta in cantina, almeno fino al 2025, gli farà acquisire ancora maggior ricchezza ed opulenza; il finale è estremamente lungo, e deliziosamente minerale.


Cogli l’opportunità di scegliere tra tutte le etichette che
hanno scritto la leggenda dei vini di Bordeaux.

RICHIEDI IL LISTINO COMPLETO

Robert McDowell Parker Jr. è un critico enologico statunitense. Le sue valutazioni dei vini su una scala di 100 punti e la sua newsletter The Wine Advocate sono influenti nell’acquisto di vino e sono quindi un fattore importante nella definizione dei prezzi per i vini di Bordeaux appena rilasciati. Questo lo ha reso il critico enologico più conosciuto e influente al mondo.

RICHIEDI IL LISTINO DEI 100 PUNTI PARKER