La nostra selezione di ottobre 2024
Les Ormes de Pez – Cru Bourgeois – Saint-Estèphe
Se Lynch-Bages è la nave ammiraglia delle proprietà di Jean Michel Cazes, Les Ormes de Pez è patrimonio del paesaggio vitivinicolo del Médoc dal 1800.
Alla fine della Rivoluzione Francese il nome della proprietà era già quello attuale: “Pez” in lingua locale significa infatti pace. Qui si produce un vino potente ma armonioso, che seduce attraverso un bouquet ricco e complesso.
Nel 2003 la proprietà aveva ricevuto la classificazione di Cru Bourgeois Exceptionnel insieme ad altri otto castelli; la classifica è stata in seguito rivista nel 2010 senza più includere Ormes de Pez, la cui vinificazione effettuata per anni direttamente allo Château Lynch-Bages la dice comunque lunga sul prestigio del castello.
I 33 ettari di suolo gravelloso della Garonna, argillo-sabbioso, sono vitati per il 70% a Cabernet Sauvignon, per il 20% a Merlot e il restante 10% a Cabernet Franc, con una produzione media annuale di 15.000 casse.
Millesimo 2022
L’avvio dell’estate nel comune di Saint-Estèphe avviene con uno sfortunato episodio di grandine; malgrado le rese limitate, gli acini sono tuttavia giunti ugualmente a piena maturazione. Di piccole dimensioni, fortemente concentrati, hanno mostrato un grande potenziale aromatico per il vino.
La vendemmia è avvenuta tra il 19 e il 28 settembre, con selezione manuale sia in vigna che nella successiva tavola di selezione.
Il blend di 39% Cabernet Sauvignon, 51% Merlot, 8% Cabernet Franc e 2% di Petit Verdot denota un vino che affina per 16 mesi in fusti di quercia francese, nuovi per metà. Les Ormes de Pez è ampio, rotondo ed esprime l’eleganza tipica di un Saint-Estèphe. Dominato dal Cabernet Sauvignon, vi è tuttavia presente un’importante proporzione di Merlot.
Secondo il direttore tecnico dello château, Nicolas Labenne, Château Ormes de Pez 2022 è un vino elegante che offre un ricco bouquet aromatico di frutta scura, piacevolmente bilanciato, dai tannini rotondi e una freschezza persistente. Il suo è un equilibrio ideale tra densità e acidità.
Un vino che saprà ammaliare con la sua opulenza e che rivelerà al palato note di tannino fuse, con un potenziale di grande invecchiamento.
Clos Floridène Rouge – Graves
Il comune di Pujols-sur-Ciron si trova proprio sul limitare della regione di Sauternes e Barsac, nella zona di denominazione del Graves: ed è qui che il celebre enologo bordolese Denis Dubourdieu sceglie di installarsi con l’intera famiglia, grazie alla quale firma anche il nome di Clos Floridène. L’etichetta, infatti, nasce dalla combinazione del suo nome con quello della moglie Florence.
I circa 40 ettari di vigneti sono impiantati perlopiù con varietà a bacca bianca come il Sémillon, il Sauvignon Blanc e Muscadelle; le varietà a bacca rossa sono invece Cabernet Sauvignon e un po’ di Merlot. Per quanto riguarda i vini rossi, ne risulta un vino capace di esprimere un grande allungo, grazie al calcare nel quale affondano le radici del Cabernet Sauvignon, che rendono questo grande classico un vino puro, anche se bisognoso di un po’ di tempo per evolvere al meglio delle sue potenzialità.
La produzione del vino rosso è di 5.000 casse.
Millesimo 2019
Di colore rubino profondo, gli aromi sono tutti di frutta rossa e scura, cannella e liquirizia; benché ancora leggermente serrato al palato, denota un cuore vellutato e già ben rifinito, con un equilibrio sottile tra energia, morbidezza e freschezza. Il frutto è maturo, dai tannini potenti e concentrati; il blend si caratterizza per il 75% di Cabernet Sauvignon e il 25% di Merlot.
Clos Floridène Rouge è un vino splendido e invitante, che risulta eccezionalmente bilanciato in tutti i suoi elementi.
Château Canon – Premier Grand Cru Classé – Saint Emilion
Jacques Kanon, marinaio e corsaro del re, acquistò questo castello nel 1760. La lettera “K” nel nome venne presto sostituita da una “C”, la qual cosa appare come un disegno del destino, visto che attualmente la proprietà appartiene alla marca del lusso Chanel. Gestito per due secoli dalla famiglia Fournier, dal 1996 gli uomini d’ affari Alain e Gérard Wertheimer lo hanno rilevato e completamente ristrutturato.
Una casa dal fascino antico: scale di pietra, legni preziosi e una galleria sotterranea -interamente scavata nel sottosuolo- rendono questa dimora un sogno privilegiato. Oggi il merlot rappresenta oltre il 60 % dell’area vitata, e la magnifica posizione nel cuore del villaggio pongono Château Canon ai vertici qualitativi della denominazione. Ventiquattro gli ettari vitati, collocati su un terreno argillo-calcareo.
L’architetto di fama mondiale Peter Marino nel 2015 ha ridato splendore alla dimora; allo stesso tempo Nicolas Audebert, ex enologo di Cheval des Andes ha affiancato John Kolasa al timone del comparto agrario.
Millesimo 2019
L’assemblaggio di Merlot al 74% e di Cabernet Franc al 26% segue a una vendemmia manuale con selezione fatta altrettanto a mano; la vinificazione è parcellare e, dopo la malolattica, l’affinamento avviene in barrique nuove di quercia francese per 18 mesi.
Il vino di Canon ha un colore rosso carminio intenso; il naso è fresco ed elegante, con un bouquet fruttato di ciliegie marasche.
In bocca il terroir è molto presente, preciso e vibrante. I tannini sono setosi e ben fusi, si sviluppano con una grassezza carnosa, rivelatrice di un millesimo di razza. L’annata 2019 sa quindi combinare la morbidezza alla ricchezza aromatica, tendendo a un equilibrio piuttosto generoso.
La storia di questo castello a Pomerol è decisamente lunga e risale almeno al 1845; all’epoca la struttura era conosciuta come Domaine du Gay, nome che trae dal lieu-dit denominato ‘Le Gay’.
Dopo il termine della Prima Guerra Mondiale il castello entra a far parte delle proprietà della famiglia Robin: le sorelle Thérèse e Marie lo conducono per decenni e, attraverso la gestione di Jean-Pierre Moueix, vengono acquisite nuove parcelle. Dopo la loro morte, lo château entra nell’orbita delle proprietà della visionaria M.me Catherine Péré-Vergé nel 2002, che detiene anche Château La Violette e Montviel. I vigneti vengono ulteriormente estesi e la consulenza di Michel Rolland portano il vino a una crescita verticale in termini di qualità.
Oggi è il figlio di Catherine, Henri Parent, a portare avanti l’eredità del castello: nel 2014 tutte le strutture di vinificazione sono state oggetto di rinnovamento, per consentire la vinificazione parcellare, oltre a tecniche di micro-vinificazione affiancate a sistemi per l’agricoltura sostenibile.
I 10,5 ettari di vigneti sono impiantati al 90% a Merlot e al 10% con Cabernet Franc, su un terroir di argilla gravellosa.
Millesimo 2021
Per apprezzare Château Le Gay al meglio, normalmente servirebbe qualche anno di sosta, affinché egli possa rivelare il suo potenziale massimo; l’annata 2021 tuttavia accorcia decisamente questi tempi, e il piacere che scaturisce nel bicchiere in degustazione è potente e immediato.
Al naso è liquirizia, caffè espresso, vaniglia, spezie, prugne e cioccolato; al palato lo si ritrova identico nelle sfaccettature, con tannini cremosi e un rinfrescante tocco mentolato sul finale. E’ un vino di medio corpo decisamente rotondo, dal frutto vibrante e ben cesellato.
Il blend è 90% Merlot con un 10% di Cabernet Franc, vinificati interamente in fusti nuovi di quercia francese. Da bersi ora, e sino almeno al 2045.
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Robert McDowell Parker Jr. è un critico enologico statunitense. Le sue valutazioni dei vini su una scala di 100 punti e la sua newsletter The Wine Advocate sono influenti nell’acquisto di vino e sono quindi un fattore importante nella definizione dei prezzi per i vini di Bordeaux appena rilasciati. Questo lo ha reso il critico enologico più conosciuto e influente al mondo.