La nostra selezione di Ottobre 2021

Château Lafite Rothschild – 1° Grand Cru Classé Pauillac

Il primo riferimento storico ove si cita Lafite risale al 1234: ci si riferisce ad un certo Gombaud de Lafite abate del monastero di Vertheuil, piccolo borgo a nord di Pauillac, area nella quale già esisteva una signoria in epoca medievale.

Il nome deriva dal guascone “La Hite”, ovverosia ‘piccola collina’.

Alle soglie del XVII secolo, la famiglia dei Ségur inizia a piantare la vigna nel 1670; già nel 1707 la Gazzetta Ufficiale di Londra pubblica un articolo nel quale si narrano le  qualità di questo grande vino citato come “New French Clarets”, venduto a bordo delle navi della marina britannica e acquistato in barrique persino da Robert Walpole, primo ministro di sua Maestà.

A quel tempo, infatti, i francesi ancora non mostravano particolare interesse per il vino rosso di Bordeaux, e la fama del castello si deve dunque anche ad “ambasciatori” insospettabili: quando ad esempio il Cardinale Richelieu viene nominato governatore della Guyenna, il medico bordolese che consulta in loco gli prescrive come miglior tonico per la sua salute il vino di Lafite, descrivendolo come “il migliore dei medicamenti”. Descritto come “ambrosia degli dei nell’Olimpo” al sovrano Luigi XV, da quel momento in avanti nelle corti nobili francesi non si parla più di vino di Lafite, bensì di “vino del Re”.

In seguito è un giovane ambasciatore dei neonati Stati Uniti d’America, nel 1787, a visitare le migliori cantine del Médoc: il suo nome è Thomas Jefferson, e rimane fedele a vita ai vini di Bordeaux, ed in particolare a Lafite e a Haut Brion.

Durante il periodo del terrore successivo alla Rivoluzione francese, come accaduto a molti altri châteaux anche Lafite viene sottratto ai nobili per essere venduto all’asta a degli olandesi; nel 1868 giunge nelle mani del Barone James Rothschild, capo del ramo francese della nota famiglia di banchieri, che vi è tuttora proprietaria.

Nel 1855 viene stilata la classificazione dei vini del Médoc, che lo conferma al vertice della appellazione di Pauillac.

Millesimo 2018

Un’annata terribile a causa delle difficoltà imposte dalla natura, che lo staff tecnico di Château Lafite Rothschild affronta con solerte impegno e competenza. L’inverno si presenta freddo e piovoso e la primavera umida, aprendo la strada alla peronospora che si abbatte sul vigneto. Una radiosa estate sovverte tuttavia ai mesi precedenti, facendo giungere alla vendemmia bacche perfettamente sane e sublimi, dotate di un’eccellente maturità.

La composizione del millesimo è di Cabernet Sauvignon (91%), Merlot (8,5%) e Petit Verdot (0,5%), donando al nettare un colore viola scuro tendente al nero e aromi incomparabili al naso con note di lillà e rose rosse, di terra fragrante, cannella, ciliegie e frutta matura.

Al palato il vino rivela un tessuto solido e splendido, dai tannini più finemente cesellati che si siano mai potuti cogliere. La struttura di medio corpo denota poi anche aromi floreali e note minerali, conducendo a un finale che non termina davvero più.

Evolutosi su Lafite in un nettare eccezionale, questo millesimo viene premiato da Parker con un emozionante punteggio massimo.

Se questo vino non fa scalpitare i cuori degli amanti dei vini bordolesi, allora nient’altro può riuscirci.

Un duplice festeggiamento per il vino che segna i suoi primi 150 anni di viticoltura dei Domaines Barons de Rothschild.

Château Cos Labory – 5° Grand Cru Classé St. Julien

Il castello trae il suo nome da quello della collina di Cos su cui è posizionato: in dialetto gascone Cos, o “Caux”, significa infatti “collina ghiaiosa”; alla menzione è stato poi aggiunto il Labory di François Labory, proprietario della struttura fino al 1845.

In seguito, dalle mani di Monsieur d’Estournel il castello passa a molti altri finché non è la famiglia Audoy a rilevarlo nel 1959 e a investire rigorosamente nei 18 ettari della tenuta per una modernizzazione rilevante tanto in vigna quanto in cantina.

Il terroir è a base di graves (ciottoli) del quaternario, che consentono un ottimo drenaggio del suolo, oggi impiantato perlopiù a Cabernet Sauvignon (60%), quindi a Merlot (35%) e Cabernet Franc (5%). Cos Labory è una di quelle proprietà discrete, nelle quali tuttavia s’intuisce bene la costanza, l’eleganza e la struttura tipiche dei Saint-Estèphe.

Millesimo 2017

Château Cos Labory 2017 si apre floreale, fragrante e sorprendentemente aromatico. L’annata è dominata dal Cabernet Sauvignon (57%), completato da Merlot (38%) e quindi dal Petit Verdot (5%), che donano a questo millesimo una sfumatura viola granato.

L’intensità degli aromi di frutta matura e spezie con cui si apre il vino cede a una materia carezzevole, tannini morbidi e note minerali sapide. L’equilibrio e la freschezza del frutto seducono grazie anche a una struttura di medio corpo e a una lunghezza persistente.

E’ un’annata decisamente promettente in termini di potenziale evolutivo nel tempo.

Château d’Issan 2019 – 3° Grand Cru Classé Margaux

Le origini del castello rimontano al territorio feudale di La Mothe-Cantenac, all’interno del quale era ricompreso nel XII secolo.

Dopo vari passaggi di mano e trasmissioni tramite matrimoni o eredità, la proprietà giunge nel 1575 alla famiglia Essenault, la quale vi rimane per cinque generazioni, e rinomina la struttura contraendo il cognome di ‘Essenault’ in ‘Issan’.

La reputazione del vino precede di molto il prestigioso riconoscimento all’interno della classifica bordolese del 1855, poiché è questo nettare ad essere servito in tavola il 18 maggio 1152, durante il matrimonio di Eleonora d’Aquitania con Enrico Plantageneto, futuro re d’Inghilterra. Nel XV secolo, a dispetto di una fuga precipitosa, gli inglesi sconfitti nella battaglia di Castillon non mancano di svuotare completamente le cantine del castello del suo vino ricercato.

Gli elogi per Issan giungono anche da Labadie, padre dei broker bordolesi, ma anche dall’allora ambasciatore statunitense Thomas Jefferson. Divenuto poi il vino preferito dell’imperatore Francesco Giuseppe, lo Château d’Issan viene invitato alla corte d’Austria. E’ proprio il sovrano a coniare il motto della tenuta, che campeggia a tutt’oggi sull’etichetta del vino: “Regum mensis aris que deorum”, ovvero ‘per la tavola dei re e l’altare degli dei’.

Il castello soffre l’abbandono dopo la rivoluzione francese e tra le due guerre mondiali, ma conosce nuova luce a partire dal 1945 grazie alla famiglia Cruse, quindi dal 2012 con la partnership suggellata con la famiglia Lorenzetti.

Il castello si sviluppa oggi su 59 ettari di terreno che si estendono tra Margaux, l’Haut-Médoc e Bordeaux.

Millesimo 2019

Il 2019 si affaccia in vigna con un inverno mite e piovoso, cui fanno seguito una primavera quieta e soleggiata e un’estate calda ma priva di sofferenza per le viti: ciò è reso possibile grazie al suolo di ghiaia drenante di Issan collocato al di sopra di un profondo strato argilloso, ma anche alle fresche notti che rendono i tannini precisi e perfettamente bilanciati.

La vinificazione parcellare in cuve di acciaio inox termoregolate conduce a un’estrazione gentile dell’acino, per preservare per intero tutta la complessità aromatica del frutto; la composizione finale è un blend di Cabernet Sauvignon (70%) e Merlot (30%) affinato per la metà in fusti nuovi.

Nel bicchiere, il millesimo 2019 si mostra in tutto il suo armonioso equilibrio, capace di esprimere tutte le caratteristiche di un grande e storico terroir di Margaux: al naso colpiscono gli aromi fruttati e floreali, il palato si fa sedurre da note sorprendentemente fresche di prugna matura, frutti di bosco e spezie.

Il vino si presenta strutturato, con una trama opulenta e nondimeno setosa, supportata da una vivace acidità. Il finale è sottile, e lascia intuire un glorioso potenziale di invecchiamento.

Château Troplong Mondot – Premier Grand Cru Classé B Saint-Émilion

La tenuta è sita sulla riva destra della regione bordolese, adiacente a Château Pavie, da cui si può godere un magnifico panorama della cittadina di Saint Emilion.

La struttura si estende su 33 ettari ed è tra le proprietà più ampie di quest’area, con vitigni in media di trent’anni e alcuni risalenti addirittura agli anni ’20.

L’abate Raymond de Sèze, proveniente da una famiglia ben conosciuta nell’ambito vitivinicolo, ha fatto costruire Château Troplong Mondot nel 1745; storicamente la tenuta includeva la porzione di ciò che oggi è lo Château Pavie.

Nel 1850, a distanza di 100 anni esatti, affascinato dal Domaine, Raymond Troplong acquista il tutto, facendovi aggiungere il nome di Mondot; Troplong è un celebre avvocato, amante delle arti e della letteratura, caro amico di Théophile Gautier nonché presidente del Senato dal 1852 e sino alla propria morte. E’ a lui che si deve la fama di Mondot nel mondo, grazie alla sua capacità di tradurre il fine terroir della tenuta in un vino superlativo definito il secondo miglior al mondo, su Saint Emilion, nella celebre “Bibbia di Bordeaux” di Cocks e Féret del 1868.

Agli inizi del XX secolo la proprietà passa alla famiglia Valette, che la gestisce ancora oggi. Nel 2006 Troplong Mondog è stato promosso a Grand Cru Classé di Saint Emilion ed ha conservato tale riconoscimento anche nel 2012.

Le vigne sono ripartite in Merlot al 90%, Cabernet Sauvignon al 5% e Cabernet Franc al 5%. la produzione media annuale del primo vino si attesta sulle 10.000 casse, il secondo vino Mondot arriva invece ad una soglia di 800 casse.

Oggi Troplong Mondot abbina la viticultura tradizionale alle tecnologie più moderne, con un approccio teso alla salvaguardia dell’ambiente; la raccolta è manuale, la vinificazione avviene in cuve inox, e i vini vengono in seguito fatti affinare in fusti di quercia nuovi per una durata che va dai 18 ai 24 mesi.

Millesimo 2010

L’assemblaggio di quest’annata è di Merlot (88%), Cabernet Franc (5%) e Cabernet Sauvignon (8%) e dona al vino un intenso color granato e un naso potente e complesso, dalle note di liquirizia, frutti rossi e neri, tartufo e aromi vanigliati e di violetta.

Il vino si presenta ben strutturato, con tannini pronunciati ma vellutati; in bocca è concentrato e polposo, eccezionalmente ricco. Fine e fruttato, dalla lunghezza incredibile e generosa: un vino per il quale perdere la testa.


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Robert McDowell Parker Jr. è un critico enologico statunitense. Le sue valutazioni dei vini su una scala di 100 punti e la sua newsletter The Wine Advocate sono influenti nell’acquisto di vino e sono quindi un fattore importante nella definizione dei prezzi per i vini di Bordeaux appena rilasciati. Questo lo ha reso il critico enologico più conosciuto e influente al mondo.

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