Settembre – Bordeaux Grand Cru Classè

 

La nostra selezione di Settembre 2021

                                                Château Malartic Lagravière Blanc – Appellazione Graves

 

Vi è un veliero sull’etichetta di Malartic-Lagravière, e non è lì collocato per caso: alla fine del XVIII secolo il Domaine de Lagravière viene acquistato dalla famiglia del conte Hippolyte de Maurès de Malartic. Il connubio è prestigioso, perché se la tenuta è rinomata da tempo immemore per la fama del suo eccellente terroir, la famiglia Malartic è celebre grazie al suo ammiraglio che ha servito con audacia e coraggio il re di Francia in diverse battaglie marinare.

E’ però Madame Arnaud Ricard, che l’acquista un secolo più tardi nel 1850, ad unire i due nomi di Malartic e Lagravière in segno di tributo ai precedenti proprietari; è in questo periodo che grazie all’acquisizione di alcune piccole nuove parcelle di terra e una ri-organizzazione degli appezzamenti, la tenuta assume la forma e le dimensioni che poi serba fino agli anni ’50.

La reputazione eccellente dei suoi vini ha fatto sì che lo Château sia stato una delle sole sei proprietà ad accedere alla classificazione dei Graves del 1953, sia con i propri vini bianchi che con i rossi.

Nel 1996 alla famiglia Ricard succede la famiglia belga dei Bonnie, che affida la consulenza enologica a Michel Rolland e Athanase Fakorellis: il castello entra così in una nuova epoca.

Dei 47 ettari della tenuta, 41 sono vitati in rosso a Cabernet Sauvignon per il 45%, 8% Cabernet Franc e 2% Petit Verdot; 6 ettari invece sono a bacca bianca, con un 80% di Sauvignon blanc e 20% a Sémillon.

Millesimo 2017

L’annata non si è presentata delle più facili, a causa della precocità delle vigne e delle forti e inedite gelate primaverili; il castello ha però saputo farvi fronte attraverso uno sforzo preciso e costante in vigna, per la selezione ottimale degli acini e la conseguente ricerca della qualità e maturità perfetta.

Il millesimo 2017 nello Château Malartic-Lagravière bianco si caratterizza per una grande concentrazione aromatica che conserva una impareggiabile freschezza, grazie a uno straordinario equilibrio tra acidità e parte zuccherina.

Al palato, il Sauvignon Blanc presente per l’80% del blend mostra tutta la sua freschezza, tra note agrumate ed erbacee; l’attacco è franco e vivace, evolvendosi su un frutto opulento e quasi esotico grazie alla componente del Sémillon al 20%.

E’ un nettare incredibilmente intenso e minerale, un vino di medio corpo dotato di un finale interminabile. Un classico imperdibile della denominazione Pessac-Léognan.

    Château Haut Brion Blanc – 1er Grand Cru Classé Pessac-Léognan

Il territorio era già noto in epoca romana, grazie al rinvenimento di una moneta romana risalente all’epoca dell’Imperatore Claudio.

Nel 1521 il territorio è riconosciuto come Cru grazie alla preziosa opera svolta da Jean de Pontac. Alla sua morte, avvenuta a 101 anni il 5 aprile 1589, egli possedeva metà della superficie vitata attuale del bordolese. Nella sua vita, l’uomo ha attraversato ben 5 regni: Luigi XIII, Francesco I, Enrico II, Carlo IX,  Enrico. Da M.eur Fumel a Tayllerand, lo Château ha visto personalità straordinarie avvicendarsi alla sua testa, ed ambasciatori del gusto quali Thomas Jefferson. Nel 1934, il banchiere newyorkese Clarence Dillon visita Haut Brion e ne decide l’acquisto nel 1935. Oggi, giunto alla quarta generazione, lo Château è condotto dal Principe Roberto di Lussemburgo.

Il vigneto si estende su 51 ettari vitati dei quali 48 a bacca rossa (Merlot Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc) e tre a bacca bianca (Sémillon e Sauvignon).

Millesimo 2019

La versione a bacca bianca del celebre Château Haut-Brion è una cuvée rara e ricercata; ne vengono infatti prodotte 400 sole casse per annata, e per il millesimo 2019 il blend è composto per il 64,6% di Sauvignon Blanc e per il restante 35,6% di Sémillon.

Il terreno dei ‘graves’, acciottolato multicolore, si rivela essere la culla di un vino che esce elegante e sontuoso, ma anche incredibilmente preciso e regolare da un’annata all’altra.

Superba la qualità degli acini vendemmiati nel 2019, caratterizzato da un clima generalmente caldo e secco che ha favorito la perfetta maturazione delle uve.

Il vino si presenta di color giallo pallido con un bouquet aromatico espressivo: dapprima è il Sauvignon al naso, ad unire la freschezza con la maturità, quindi si svela gradualmente la personalità del Sémillon e la sua complessità.

La materia in bocca è carnosa e possente, con un attacco deliziosamente ampio e un finale lungo e speziato. Per il critico americano James Suckling il voto è pieno, di 100 punti su 100: inevitabile dunque soffermarsi su questo millesimo, se si vuole scrivere la storia delle grandi annate di questa tenuta.

                                                  Château Kirwan – Troisième Grand Cru Classé Margaux

Kirwan è una dimora dal fascino infinito, edificato alla fine del XVIII in uno stile classico a seguito del desiderio di Mark Kirwan, uomo d’affari di origine irlandese. Quest’uomo illustre riunifica alcuni pezzi di terra sotto il suo nome attorno al villaggio di Cantenac, elevandoli poi, a seguito del vino prodotto, a un rango di altissima nobiltà.

Thomas Jefferson, ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi, durante un suo viaggio innalzerà i vini di “Quirouen” al grado di seconda categoria, di fatto allo stesso livello di Ségur e Lynch. Nel 1855, la classificazione lo vedrà collocato come primo nella classifica dei Troisièmes Grands Crus Classés.Nel 1926 la famiglia Schyler acquista la proprietà; di origine anseatica, ovvero le città marinare della Germania del nord e del Baltico, l’antico ceppo di questa famiglia si installa a Bordeaux nel 1739 e da subito opera come commerciante in vino.

Dal 2007 alle competenze di Sophie, Nathalie e Yann Schyler, si è aggiunta la grande esperienza del direttore generale Philippe Delfaut, enologo di lungo corso.

Superficie:  34 ettari

Bottiglie prodotte:  90.000

Vitigni (media): 45% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot, 15% Cabernet Franc, 10% Petit Verdot

Millesimo 2019

Dopo aver fatto registrare un caldo record nel mese di luglio, l’annata 2019 si è caratterizzata in effetti come un millesimo solare; a Kirwan, in particolare, il 2019 mette in evidenza un perfetto equilibrio tra volume delle foglie e la quantità di uva prodotta.

Si tratta di un assemblaggio al 59% di Cabernet Sauvignon, 28% di Merlot, 6% di Cabernet Franc, 6% di Petit Verdot e 1% residuale di Carménère. La vinificazione è delicata e avviene in vasche di cemento.

Lasciate le labbra sul bordo del bicchiere e inspirate lentamente: frutta, fiori, spezie e mineralità scolpiscono e disegnano il profilo sin dal primo assaggio. Poi, una volta liberatosi nell’aria, le sensazioni si affinano.

La bocca rivela materia carnosa e saporita ed il tannino si presenta delicatamente setoso.

Grande è la profondità al palato, con un frutto brillante per un vino già caratterizzato da una notevole facilità di beva. Château Kirwan 2019 presenta tutto lo stile e la classe di un grande vino rosso di Margaux e, in più, un’ottima capacità di invecchiamento che non mancherà di allietare i palati più pazienti.

Un Margaux irreprensibile.

Château Branaire-Ducru – Quatrième Cru Classé – Saint-Julien

E’ nel 1680 che Jean-Baptiste Braneyre intuisce il potenziale del terroir e acquista una porzione del Domaine di Beychevelle; nel 1824 i suoi discendenti vi costruiscono un castello in pieno stile neoclassico, carico del fascino delle dimore palladiane italiane. Si tratta peraltro di uno dei rari esempi del Médoc in cui la famiglia proprietaria vive a tutt’oggi nelle sue stanze, nel susseguirsi delle varie stagioni.

In seguito la proprietà viene trasmessa a Gustave Ducru e vi rimane sino al 1919; di lui assume la seconda parte del nome. Nel 1988 il castello viene infine acquisito dall’imprenditore Patrick Maroteaux; oggi il figlio François-Xavier si dedica alla valorizzazione massima di questo terroir eccezionale di Saint-Julien.

La celeberrima classifica bordolese del 1855 vede infatti Branaire-Ducru tra i 61 Cru classificati sin dall’inizio, grazie a un territorio che si dipana nel pieno dell’appellazione Saint-Julien per oltre 50 ettari. La maggioranza dei vigneti è impiantata a Cabernet Sauvignon per un 70% circa, e a seguire Merlot al 22%, Cabernet Franc al 4% e Petit Verdot al 4%; le viti recano un’età media di 35 anni e il raccolto viene condotto interamente a mano.

Millesimo 2018

A Branaire-Ducru i fattori chiave per condurre il proprio vino a divenire epocale vi sono tutti: se l’inizio del 2018 infatti si presenta in generale con un’umidità stressante a Bordeaux, in questa tenuta si assiste poi a una bella fioritura omogenea, ad un’estate calda e secca e a una vendemmia caratterizzata da escursioni termiche che favoriscono una rotonda maturità delle uve.

Il nettare si distingue nel bicchiere per l’intensità del suo colore granato, risultato di un assemblaggio di 58% di Cabernet Sauvignon, 33% di Merlot, 5% di Petit Verdot e 4% di Cabernet Franc.

Grazie a un bouquet aromatico che svela sentori erbacei e note quasi eteree di frutta matura e bacche, al naso si percepisce già la peculiarità dell’annata 2018, ovvero lo splendido equilibrio tra maturità e freschezza.

La carnosità del vino cresce in bocca, facendosi nettare denso e raffinato, dal profilo aromatico complesso e con una fresca acidità. Il finale è lungo e sapido, regalando un’altra annata imperdibile che conferma l’eleganza innata di questo Château.


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Robert McDowell Parker Jr. è un critico enologico statunitense. Le sue valutazioni dei vini su una scala di 100 punti e la sua newsletter The Wine Advocate sono influenti nell’acquisto di vino e sono quindi un fattore importante nella definizione dei prezzi per i vini di Bordeaux appena rilasciati. Questo lo ha reso il critico enologico più conosciuto e influente al mondo.

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