
“Il vino naturale è un vino di territorio ed il vino territorio non può essere altro che un vino naturale.”
Camillo Donati
Tutto nasce nel 1930, quando nonno Orlando impianta una piccola vigna familiare in località Arola, in un luogo chiamato “Groppone” per la sua pendenza scoscesa. È una vigna viva, un mosaico di varietà — Barbera, Bonarda, Sangiovese, Lambrusco Maestri, Grasparossa, Malvasia Aromatica di Candia, Sauvignon, Moscato Giallo e tante altre uve ormai scomparse, come “l’uva rara” o “al besmén”, di cui resta solo il nome in dialetto. Quel piccolo appezzamento diventa una palestra di vita e di conoscenza: un esperimento contadino ante litteram di biodiversità e osservazione della vite. Antonio, unico figlio di Orlando, eredita la passione e la dedizione per la terra, pur lavorando in banca. È lui a trasmettere a Camillo il rispetto profondo per la vite, insegnandogli a considerarla un essere vivente con cui dialogare, capace di restituire generosamente tutto l’amore e la cura ricevuti. L’altra metà del sapere arriva da Ovidio, amico di famiglia e maestro di cantina, che gli insegna l’arte della vinificazione, fatta di ascolto, pazienza e gesti precisi tramandati nel tempo. Da queste radici nasce il vignaiolo Camillo Donati, uomo di terra, tradizione e fede, che ha scelto di continuare il sogno di famiglia nel rispetto più assoluto della natura e dei suoi ritmi.
Per Camillo, il vino non si “fa”: nasce da solo, se lo si accompagna con rispetto e umiltà. Ogni scelta, in vigna come in cantina, è guidata da un principio semplice: non distruggere ciò che Dio e la natura hanno donato. Le fermentazioni avvengono spontaneamente, solo con i lieviti presenti sull’uva; nessun controllo di temperatura, nessuna chiarifica, nessuna correzione, nessun additivo. Solo un minimo utilizzo di metabisolfito in pigiatura, come gesto di protezione, non di intervento. I vini rifermentano naturalmente in bottiglia, seguendo l’antico metodo contadino: la frizzantatura nasce con la luna calante di primavera, grazie ai mosti parzialmente fermentati — i “re della cantina”, come li chiamava Ovidio — che portano nuova vita ai vini secchi. Ogni bottiglia è unica, viva, diversa: un organismo naturale che evolve e respira, specchio sincero dell’annata, della vigna e della mano che la cura.
I 15 ettari di vigneti della famiglia Donati si trovano sulle colline di Sant’Andrea di Barbiano, nel comune di Felino, a circa 300 metri di altitudine. Qui il paesaggio è un abbraccio tra collina, bosco e vento, un equilibrio perfetto per la viticoltura naturale. Nei terreni argillosi e calcarei, coltivati senza concimi né diserbi, crescono Barbera, Malvasia Aromatica di Candia, Sauvignon, Trebbiano toscano, Lambrusco Maestri, Fortanina del Taro, Croatina, Moscato Giallo e Malvasia Rosa. Tutto è fatto a mano: potatura, legatura, spollonatura, vendemmia. Il suolo è vivo, inerbito spontaneamente con oltre 70 specie di erbe che proteggono e nutrono la biodiversità. Solo rame e zolfo, usati con parsimonia, difendono le viti; il resto lo fanno il sole, il vento e la pazienza.
