2ème Grand Cru Classé – Margaux
Il nome di Château Durfort-Vivens deriva dalla fusione di due lignaggi illustri: in primis vi sono i Durfort di Duras, cavalieri medievali originari di Quercy che entrano a Margaux nel XIV secolo, ove erigono un forte. Nel 1450 Thomas Durfort diviene signore di Margaux, all’epoca Château Lamothe. A quattro secoli di distanza, nel 1842 è l’amico di Montesquieu Robert Labat de Vivens a ereditare queste terre: l’uomo è conosciuto e apprezzato anche per i suoi lavori di ricerca sugli invasi dei fiumi Garonna e Gironda. Durfort-Vivens viene classificato da Thomas Jefferson nel 1787 appena dietro Latour, Lafite e Margaux, inoltre l’annata 1844 prodotta al castello si vende a un prezzo più elevato rispetto a ogni altro suo pari: si tratta di un buon auspicio che preannuncia l’ottimo piazzamento della tenuta nella celeberrima Classifica del 1855.
Nel 1937 la struttura viene acquistata da Château Margaux il cui principale azionista all’epoca è la famiglia Lurton, a cui Durfort-Vivens passa interamente nel 1961: fino a quella data, il vino del castello veniva prodotto direttamente a Château Margaux.
E’ il primo tra i Premier Cru Classé di Margaux a ottenere la duplice certificazione bio e biodinamica: gli attuali 86,5 ettari, di cui 55 vitati, sono situati su grave profonde del quaternario di matrice sabbiosa e argillosa, impiantati a Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc.
Millesimo 2022
E’ come trovarsi di fronte a due annate in una: la potenza, la densità e la lunghezza di millesimo solare da un lato, che si coniugano all’eleganza, all’energia e alla luminosità di un grande classico dall’altro. Intenso e profumato, svela sentori minerali accanto a note di paprika, frutti di bosco, polvere di cacao e scatola di sigari. Finezza e complessità amalgamano tannini granulosi e sottili, verso un finale dalla lunghezza sorprendente.
Il blend di 84% Cabernet Sauvignon e 16% Merlot affina per 18 mesi con due diverse modalità: per il 70% in fusti di quercia nuovi, il restante 30% viene invece affidato alle anfore. Da bersi dal 2027, quando splenderà ancor più di adesso.
